Karma Aperto è un saggio dedicato alla strutturata rivalutazione storica del ruolo che la nonviolenza, come principio ispiratore legato a Gandhi, ha svolto (e sta continuando a svolgere) in alcune delle principali tendenze delle società contemporanee, primo tra tutti la loro natura “in rete” secondo l’accezione elaborata dal sociologo Manuel Castells. Il ruolo attribuito alla Controcultura americana, dalla sua componente iniziale rappresentata dalla Beat Generation fino alla fase hippy e underground, è uno degli snodi del discorso.
L’analisi si sviluppa secondo un approccio di memoria trans-culturale condivisa, nello svelamento delle reciproche influenze fra Oriente ed Occidente che hanno condotto alla nonviolenza quale elemento socio-politico e al dispiegarsi dei suoi effetti in termini globali contemporanei.
Oggetto di attenzione sono i fattori endogeni della nonviolenza, espressione vivificante dell’animo umano, come possono contribuire a far comprendere le teorie psicologiche di C.G. Jung, secondo una valida vena interpretativa ben sostenuta dallo stesso Petri. Lo psicologo svizzero, fondatore della Psicologia Analitica e manifestamente influenzato dal pensiero orientale, consente così alle sue teorie dell’inconscio di divenire suscettibili di un’applicazione sistematica alla visione tradizionale della nonviolenza, emersa già da millenni in terra indiana grazie soprattutto alla religione Jain.
Per via materna questa religione, in cui Ahimsa (nonviolenza) è il principio cardine, aveva influenzato il Mahatma Gandhi. Nel corso della sua lotta per la libertà e l’eguaglianza (in Sud Africa) e poi l’indipendenza (in India), egli diede nuova linfa a tale concetto: da strumento soteriologico di liberazione individuale, lo rese via maestra per la lotta sociale e politica. Questo sviluppo fu legato alle influenze che importanti pensatori occidentali ebbero su di lui, da Henry David Thoreau a John Ruskin, e anche al meno noto ascendente del poeta romantico inglese Percy Bysshe Shelley. Autore del primo poema nonviolento d’occidente, La Maschera dell’Anarchia, fu amato e citato assai spesso da Gandhi.
D’altra parte Shelley era molto caro ai grandi nomi della Beat Generation: Gregory Corso, che si volle far seppellire ai piedi di Shelley a Roma, lo stesso Ginsberg, fino a una misteriosa Hope Savage, già amante di Corso e amica di Ginsberg e della quale non si hanno più notizie a partire dal suo soggiorno in India negli anni ’60. Infine lo stesso Jung era legato alla visione dei poeti romantici, così come James Hillman nella sua sistematizzazione della branca della Psicologia Archetipica, sempre di matrice junghiana.
Sulle tracce della visione interiore di “Anima” e poi di “Anima Mundi” rispettivamente di Jung e Hillman, ovvero del valore del femminile nel genere umano, il libro entra nel vivo attraverso un parallelo della nonviolenza di Gandhi con la corrente indiana del Tantrismo, che pone l’accento sull’autonomina del femminile. Karma Aperto si pone così come completamento dell’analisi dello psicologo Americano Erik Erikson sulla nonviolenza di Gandhi (nel suo libro premio Pulitzer La Verità di Gandhi). Se quest’ultimo è legato ad una visione freudiana, Karma Aperto affronta la nonviolenza nell’ottica junghiana come mai fatto prima. E’ il fattore relazionale, legato al ruolo di “Anima”, ad emergere come decisivo per comprendere la nonviolenza, come cuore del “valore femminile” nel genere umano, secondo il senso più autentico dell’atteggiamento nonviolento.
Karma Aperto instaura un percorso dove interiorità ed esteriorità, Oriente ed Occidente, narrativa e saggistica si uniscono e si ibridano continuamente. Partendo dal Cimitero Acattolico di Roma, dove Corso si fece seppellire ai piedi di Shelley, il viaggio giunge fino in India, Stati Uniti ed Europa, seguendo innanzitutto il leggendario viaggio che i poeti della Beat Generation compirono in India nel ‘62-‘63. Attraverso i sogni di Ginsberg in riva al Gange nella città di Benares, l’autore coglie il senso di un’evoluzione personale che porterà il poeta americano a diventare il padrino della fase hippy della Controcultura americana e soprattutto il paladino della nonviolenza.
Con lui, tutti i leader contro culturali del tempo, da Gary Snyder (padre della “Ecologia Profonda” insieme al filosofo norvegese Arne Ness) a Ken Kesey (carismatico autore di Qualcuno volò sul nido del cuculo), furono fortemente influenzati dall’Oriente e dal Pacifismo. Dopo di loro, un’intera generazione, gli hippy appunto, li riconoscerà come ispiratori. Da questo particolarissimo momento storico, pregno di profonda tensione etica, sgorgheranno molti anni dopo la Società in Rete e l’idea rivoluzionaria della rete web.
Nel suo libro Alle Radici del Romanticismo, il filosofo Isaiah Berlin teorizzò come i poeti romantici siano inconsapevolmente all’origine delle società plurali occidentali moderne.
Karma Aperto suggerisce che la nascita della società in rete, nell’ambito della più recente fase di globalizzazione, sia stato il frutto in buona sostanza inconsapevole del ruolo della Beat Generation e della Controcultura.
Tuttavia è al filosofo Karl Popper, autore della celebre La Società aperta ed i suoi nemici, evocata sin nel titolo di Karma Aperto, che l’autore guarda con maggiore intensità. La fase della Controcultura, nuovo nucleo originale di quel processo verso una società più aperta, tollerante, equa e pluralista, ridisegna il rapporto fra individualità e collettività come già negli anni ’60 vi si riuscì (anche con l’uso di droghe come l’LSD). Questo passaggio risulta cruciale in una disamina alla luce della teoria di Popper: ogni volta che l’umanità è riuscita a ripensare il rapporto fra individuo e collettività, la società tribale da cui traiamo origine si è allontanata sempre più. Naturalmente, di tutto questo processo la Società in Rete, pur con le sue inevitabili ombre, ne è la più chiara e attuale manifestazione, collegando al massimo gli individui ma rafforzandone al contempo l’individualità.
Ancora nella suggestione di alcuni passaggi junghiani, Karma Aperto esamina la complessità del momento attuale e le incognite che esso inevitabilmente presenta. Tale consapevolezza sembra resa più urgente viste le devastanti potenzialità distruttive di oggi (in primis gli armamenti nucleari), alla luce di un passaggio del livello di coscienza – e soprattutto di controllo della nostra emotività – oramai necessario e improcrastinabile.
La sfida diventa allora la consapevolezza dell’importanza della nonviolenza, per evitare le trappole che anche le nuove tecnologie pongono e che paradossalmente possono rafforzare spiriti tribali ed egotici. Facendo proprio l’auspicio di Tiziano Terzani, Karma Aperto invita a considerare la nonviolenza come la fondamentale virtù civica contemporanea.